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2008
ANTARTIDE O Dell'Immersione nel Bianco
di Roberto Mussapi
 
 





con Virginio Gazzolo
scene Loris Giancola e Mirko Greco
costumi Massimo Bevilacqua
luci Trui Malten
regia Giancarlo Cauteruccio

Pur frequentando in questi anni i grandi autori teatrali del ‘900 quali Samuel Beckett, Harold Pinter, passando per Alfréd Jarry o, come di recente, Corrado Alvaro, Giancarlo Cauteruccio non ha mai tralasciato incursioni nella drammaturgia poetica.
La poesia, luogo speciale della parola, ha rappresentato l’occasione di incontro con Mario Luzi per Opus Florentinum, con Roberto Carifi che per Krypton ha scritto Dino Campana, un poeta in fuga e con Marco Palladini per MeDea e Pithagora Iperboreo, due testi originali.
Con Antartide Cauteruccio attraversa nuovamente i territori della poesia, scegliendo l’opera di Roberto Mussapi. Antartide, pubblicato da Guanda nel 2000, è un poema che risulta avere in sé un’autonoma ed intrinseca drammaturgia.
E' il 1901. L'uomo occidentale, che ha esplorato e conquistato quasi tutte le terre e i mari del mondo, si avventura nell'ultimo continente inesplorato, la mitica Antartide, di cui si favoleggia dal tempo dei greci e a cui si sono avvicinati nei secoli i grandi navigatori. Ma quando finalmente lo raggiunge, comprende che l'ultimo continente è solo ghiaccio e allucinante biancore. Questa è la conquista con cui si apre il nostro secolo: il nulla. Partendo da questo assunto Roberto Mussapi ha scritto un poema sulla conquista dell'Antartide che diventa metafora della condizione e della crisi dell'uomo del XX secolo. Protagonista unico della pièce è Virginio Gazzolo, la cui voce grazie ad innovative tecnologie è amplificata ed espansa sulla scena per narrarci il drammatico viaggio della nave Endurance, mentre immagini generate da un sofisticato sistema digital-visual creano il paesaggio onirico e visionario.
Un bianco accecante, una prigione di ghiaccio in cui il comandante Tom Crean racconta la vita e in cui lui e gli uomini del suo equipaggio lottano strenuamente contro la morte.

“Endurance: il nome della nave pare prefigurarne il destino, indica resistenza, sopportazione. A bordo di Endurance salpa l’equipaggio di Shakleton, che si prefigge di attraccare in Antartide, per poi attraversare con i suoi uomini il continente a piedi. Da poco il Polo Sud è stato scoperto, una gara all’ultimo respiro tra una spedizione inglese e una norvegese, al comando rispettivamente del grande Scott e di Amundsen. Quest’ultimo, spregiudicato, giunge per primo, dalla disperazione Scott si lascia morire durante una tempesta di neve, a pochi chilometri dal campo base. Shakleton vuole la rivincita dell’Inghilterra, l’impresa si rivelerà una sorta di Anabasi a lieto fine, un ‘Odissea. Il pack si condensa, imprigionando la nave tra ghiacci, dopo nove mesi (il tempo di una gravidanza ) lo scheletro di Endurance cede, a poco a poco si schianta, gli uomini devono evacuarla, trasferendosi nei pressi, in un accampamento sul ghiaccio, isolati da tutto. Mentre le provviste si esauriscono gli uomini lottano contro l’ immobilità come avevano fatto durante la forzata prigionia nel sinistro albergo della nave, guardando le immagini della lanterna magica di Hurley il fotografo, seguendone le storie di paesi esotici, o, da buoni inglesi, recitando Shakespeare, senza problemi per i ruoli femminili, in base alla memoria della tragedia elisabettiana. Una voce narra, scrive un fermo e tremante diario di bordo, è quella di Tom Crean, irlandese, comandante in seconda. Il suo ruolo è quello del tramite, in parte capo in parte membro dell’equipaggio, medium tra Shakleton e il mondo che lo segue, ruolo di narratore, di voce narrante. L’impresa di conquista si è trasformata nel sogno del ritorno, che avverrà, senza perdite umane, grazie alla solidarietà che la forzata, letargica immersione nel bianco inverno di ghiaccio ha suscitato nel cuore degli uomini. Il neonato secolo del Nulla (Antartide, il continente senza vita, la terra della morte, è scoperto nel1901), che imprigiona i suoi novelli argonauti, è però solcato dalla loro umana resistenza alle forze annichilenti. La voce di Tom Crean racconta la resistenza di quell’equipaggio, la volontà del ritorno, la riscoperta della vita nel gelo della mortale tenaglia del ghiaccio. Nel bianco disanimante, nel silenzio disperante del ghiaccio (di ghiaccio è il fondo dell’Inferno di Dante, non di fuoco), la voce del comandante in seconda, del narratore, dell’attore, rievoca la vita, riporta in scena la memoria e la sua capacità di salvare il presente. La voce, la memoria, infatti, non salvano soltanto il passato che rievocano, ma grazie a quel passato, grazie al fatto di parlare e sopravvivere, rendono vero il presente, vero cioè suscettibile di epifanie, visioni, fertile terra di possibili accadimenti.”
Roberto Mussapi

ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA

“… Asciutto nelle scelte tecniche, che immergono letteralmente lo splendido protagonista Virginio Gazzolo in un bianco che inquieta gli occhi e la coscienza, pulito nel proiettare panorami lunari insieme alle vecchie riprese originali della spedizione sui tre grandi schermi che chiudono lo spazio a mo’ di quinte, Cauteruccio affida a Gazzolo un monologo che emoziona e commuove.”
Valentina Grazzini – L’Unità - 25/02/08

“… La regia apocalittica e misteriosa di Giancarlo Cauteruccio ci svela la scena, tutta blocchi e piattaforme, per il poema Antartide… Il protagonista, intenso e carismatico Virginio Gazzolo…”
Rodolfo Di Giammarco – La Repubblica – 11/02/08

“... Un rigoroso Virginio Gazzolo scattante ed ancora aitante centellina il suo monologo immerso nella lana a collo alto e nel velluto a coste larghe… Tutto è di un bianco denso nella regia di Giancarlo Cauteruccio… Sembra di essere distesi nelle pagine de La ballata del vecchio marinaio di Coleridge”
Tommaso Chimenti – il Corriere di Firenze – 11/02/08

“… Lo spettacolo si arrampica sulle spalle (invero robuste) del settantenne protagonista Virginio Gazzolo, uno dei migliori attori di tradizione della scena nostrana…”
Marco Palladini – Le Reti di Dedalus - marzo 08

“… Il marinaio sopravvissuto è Virginio Gazzolo che al Teatro Studio di Scandicci ha entusiasmato e rapito gli spettatori nei panni di Tom Crean…”
Maria Primerano – Gazzetta del Sud – 29/02/08

“… Superba prova di Virginio Gazzolo, interprete qui del personaggio dell’ufficiale in seconda Tom Crean… Gazzolo insegue con la voce con la voce e la recitazione l’immaginoso e fantasmatico itinerario mentale di Crean che rievoca la sovrumana impresa o, meglio, cerca di recuperare quegli eventi nella mente o nel ricordo semisvanito seduto su una beckettiana sedia a dondolo. Fino alla conclusione di grande effetto creata da Cauteruccio con immagini e filmati originali dell’epoca, accompagnati dalla canzone dedicata a Shakleton e alla sua avventura da Battiato nell’album Gommalacca… un momento di affascinante suggestione.”
Francesco Tei – Hystrio – aprile/giugno 2008