Patrizia Schiavo (in seguito Silvia Guidi)
musiche
originali Giusto Pio
costumi
Daniela Ganassini
luci, progetto
scenico e regia Giancarlo Cauteruccio
Con
Arsa, un
raffinato e densissimo testo di drammaturgia
contemporanea del 1989, firmato da
Giuseppe
Manfridi, Cauteruccio affronta una scrittura
in versi. Krypton persegue così un lavoro di
decostruzione sulla parola che attraversa diversi
piani linguistici, dalla visualizzazione alla
recitazione. La ricerca sulla sensatezza della parola,
scritta, urlata, concepita dal pensiero, tradotta, non
poteva trovare un contesto migliore di quello della
cultura giudaica, così avvinta alla scoperta dei nomi
di Dio, che è al centro dello spettacolo.
Arsa racconta la storia di Sara (nome contenuto in
anagramma nel titolo), poetessa ebrea che visse nel
secolo XVII nel ghetto di Venezia. Da qui intrattenne
una lunga corrispondenza con un uomo cristiano,
erudito e letterato, che viveva a Bologna. Affascinata
dalla sua personalità attraverso il rapporto
epistolare, Sara vive tra le pareti della sua stanza
un amore impossibile, mistico e carnale al tempo
stesso. Sara capitolerà davanti alle insistenze
dell’amato e finirà per convertirsi al Cristianesimo,
unico reale interesse dell’uomo. Davanti alla
disillusione amorosa e prostrata per l’abiura
commessa, Sara infine si lascerà morire in un estremo
atto di espiazione, quasi una via inevitabile per
compiere la propria vicenda. Il complesso testo di
Giuseppe Manfridi scorre sulla scena e sulle pareti
della stanza di Sara, mentre sul suo stesso corpo nudo
vengono proiettati i caratteri ebraici di una delle
sue missive d’amore. La collaborazione tra diversi
artisti, un poeta, un musicista (
Giusto
Pio autore delle musiche originali) e un
regista, conferma in questo spettacolo come la poetica
di Krypton sia un luogo di contemporaneità, di
incontro simultaneo tra le arti.