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PERCORSI
BECKETT / TEATRO
ARCHITETTURA / LA
LINGUA CALABRESE / DRAMMATURGIA
CONTEMPORANEA / LABORATORI
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Risale al 1989 il primo
approccio di Krypton
a Samuel Beckett
attraverso un lavoro intitolato Forse - uno studio su Samuel
Beckett, ispirato al complesso universo beckettiano e
presentato al Teatro di Rifredi. Un lavoro fondamentale non
solo per il suo esito, ma perché ha segnato l’inizio di
un’impegnata ricerca per una delle compagnie più
sperimentali del panorama italiano. Successivamente, nel
1993, Krypton ha intrapreso pienamente il suo viaggio dentro
l’opera dell’autore irlandese passando attraverso quella
affascinante partiture che è L’ultimo nastro di Krapp. Del
1995 è l’incontro con Giorni felici, interpretato da Marion
D’Amburgo e dallo stesso Cauteruccio, per la prima volta nei
panni di attore nel ruolo di Willie. Lo spettacolo,
costruito nel rispetto dell’integrità dello splendido testo,
è riuscito a suscitare un interesse diffuso in special modo
nel pubblico più giovane, divenendo specifico argomento di
studio e tesi di laurea in molte università italiane. Il
viaggio continua con Finale di partita, con Hamm che governa
come Lear la scena sul “trono” a rotelle, con Clov
incatenato ad Hamm nel dialogo, con Nagg e Nell sepolti nei
bidoni in proscenio. U juocu sta’ finisciennu, un Finale di
partita davvero speciale, diviene ulteriore opportunità per
la compagnia di interrogazione e di sperimentazione mediante
un lavoro di scrittura scenica contemporanea ed innovativa,
in un confronto sicuramente impegnativo con uno dei più bei
testi del teatro di questo secolo, senza tradire, anzi
usando appieno, l’esperienza tecnologica acquisita, maturata
e decantata nel tempo, che caratterizza l’estetica e la
poetica di Krypton fin dagli esordi. Al suo quarto Beckett,
Giancarlo Cauteruccio torna nel 2003 a L’ultimo nastro di
Krapp dopo dieci anni con una lettura inedita e
completamente diversa rispetto a quella della fortunata
edizione del 1993. Nel 2004 il regista entra nella terna
finale del Premio UBU come miglior attore dell’anno proprio
per l’interpretazione di questo personaggio. In questo
ritorno a Krapp, Cauteruccio attinge al suo passato di
sperimentatore di teatro tecnologico per generare spazi
scenici dove inserire le caratteristiche fisiche ed
espressive sue e del suo personaggio. Uno spettacolo
sofisticatissimo sul piano acustico, vocale e visivo in cui
è forte la necessità di creare una coincidenza tra attore e
personaggio. Nel 2006, nel suo ultimo incontro con Beckett,
per il Trittico Beckettiano Giancarlo Cauteruccio ha scelto
tre pièces brevi tra le più riuscite che il drammaturgo
irlandese ha consegnato al teatro: Atto senza parole, Non io
e L’ultimo nastro di Krapp, in un nuovo allestimento. Lo
spettacolo ha ricevuto il premio alla regia
dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro nel 2006,
consegnato al Teatro Argentina di Roma ed è stato salutato
da un notevole successo di pubblico e stampa sia al suo
debutto che nella lunga tournée. Cauteruccio, qui in veste
anche di attore, è stato definito uno degli interpreti
beckettiani più importanti in Italia e inserito nella terna
dei premi Ubu come miglior attore protagonista.
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