traduzione
dall’ inglese in dialetto calabrese John
Trumper
con Giancarlo Cauteruccio, Fulvio Cauteruccio,
Alessandro Russo, Laura Marchianò
collaborazione alla
regia e adattamento Fulvio Cauteruccio progetto,
scene e regia Giancarlo Cauteruccio
Nel rapporto di confronto continuo che lega la ricerca
di Krypton alla parola di Samuel
Beckett l’allestimento di Finale
di Partita è quasi un atto dettato dalla
necessità per via di tutte le implicazioni che il lavoro
introno a questo testo ha portato con sé. In primo luogo
l’immedesimazione dello stesso Giancarlo
Cauteruccio nel ruolo di Hamm, immobilizzato
sulla sua sedia a rotelle, dove il disagio della
fisicità diventa metafora dell’impossibilità di trovare
sensatezza al linguaggio. Ma c’è di più: sulla scena
viene portato un vero conflitto familiare, quello con il
fratello Fulvio, attore di un’altra generazione e di
un’altra formazione, che in questo allestimento veste i
panni di Clov, guardiano, vittima e torturatore di Hamm.
I due fratelli, calati in questo dramma dove la
reciproca dipendenza tra i due personaggi è una
condizione di vita tragica e inevitabile, recitano la
parola di Beckett nella propria lingua madre, il
calabrese delle terre cosentine. La traduzione di
Beckett in calabrese è un evento unico, ma altrettanto
raro è trovare questa lingua innalzata al livello di
linguaggio teatrale contemporanea. Autore della
traduzione è il gallese John
Trumper, massimo studioso dei dialetti calabri.
“Quando ho messo in scena Finale di partita, ho attivato
una vera sfida con la mia esistenza. I due interpreti
nei due bidoni della spazzatura erano stati caricati di
una serie di indicazioni scaturite dalla attenta
osservazione dei modi espressivi e conflittuali di mio
padre e mia madre. Lo scontro confronto giocato tra Hamm
e Clov evidenziava la differenza tra me, basso, grasso,
ma regista e capo perché fratello maggiore, e mio
fratello, alto, magro e bello, ma attore e fratello
minore. In scena entrava un reale conflitto familiare,
fatto di ruoli, di esperienze e visioni diverse
dell’arte teatrale. Io sperimentatore, proveniente dalle
esperienze delle arti visive e dell’architettura, mio
fratello, attore proveniente dalla scuola di Vittorio
Gassman, eravamo i rappresentanti di due mondi diversi
ma con lo stesso destino, esattamente come avviene nel
meraviglioso testo di Samuel Beckett” (Giancarlo
Cauteruccio). Il primo studio dello spettacolo è stato
realizzato nel 1997 a Palermo, nel Chiostro della
Biblioteca Comunale di Palermo per “Palermo scena 97”;
la prima nazionale dello spettacolo è stata realizzata
al Teatro Studio di Scandicci nel 1998.