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1991
ME DEA
di Marco Palladini
 





con Cristina Sanmarchi (in seguito Patrizia Schiavo), Giuseppe Savio voci Barbara Nativi, Werner Di Donato
musiche originali Giusto Pio
canti Enzo Lauricella
esecuzione dal vivo Mariano de Tassis
percussioni costumi Giulia Mafai
video sculture Giorgio Cattani luci Alberto Mariani
progetto scenico e regia Giancarlo Cauteruccio

Con Me Dea Krypton torna a confrontarsi con il mondo del mito e della letteratura classica, così come aveva fatto nel 1983 con Eneide. Agli esordi il laser, le multivisioni le architetture di luce e l’ambientazione acustica erano utilizzate nella prospettiva di un progetto di teatro spettacolare, innervato dalla volontà di rivestire le immagini mentali del mondo classico in una trasgressiva visione ipervideo pop.
Medea va oltre e crea una relazione tra le tecnologie e una lettura originale del mito. L’elettronica diventa qui lo strumento di amplificazione della metamorfosi della protagonista. Cauteruccio calibra in un crescendo illusionistico l’uso della macchineria e la tecnologia diventa una vera e propria enfasi espressiva asservita alla parola. Vera eroina post umana la Medea di Palladini accetta la necessità del rito che le impone l’infanticidio e la rottura di tutte le convenzioni con la civiltà per accedere alla propria deificazione. “Perché il rito si compia,” scrive Marco Caporali, “e da maga la donna si tramuti in dea, occorre liberarsi dagli affetti e sentimenti che hanno determinato il gesto omicida. (…) così Medea è costretta a tornare sul luogo del delitto, a ripetere la strage, a identificarsi nell’atto iconoclasta. In obbedienza a un disegno poetico circolare, nell’analogia tra struttura del rito Medea ripropone la raziocinante totalità della vendetta”. Lo spettacolo debutta nel 1991 al Teatro Studio di Scandicci inaugurando il percorso di residenza della Compagnia, tutt’ora in corso.