con
Cristina Sanmarchi (in seguito Patrizia Schiavo),
Giuseppe Savio
voci
Barbara Nativi, Werner Di Donato
musiche
originali Giusto Pio
canti Enzo
Lauricella
esecuzione dal vivo
Mariano de Tassis
percussioni costumi
Giulia Mafai
video sculture
Giorgio Cattani luci Alberto Mariani
progetto scenico
e regia
Giancarlo Cauteruccio
Con
Me Dea
Krypton torna a confrontarsi con il mondo del mito e
della letteratura classica, così come aveva fatto nel
1983 con Eneide. Agli esordi il laser, le multivisioni
le architetture di luce e l’ambientazione acustica erano
utilizzate nella prospettiva di un progetto di teatro
spettacolare, innervato dalla volontà di rivestire le
immagini mentali del mondo classico in una trasgressiva
visione ipervideo pop.
Medea va oltre e crea una relazione tra le tecnologie e
una lettura originale del mito. L’elettronica diventa
qui lo strumento di amplificazione della metamorfosi
della protagonista. Cauteruccio calibra in un crescendo
illusionistico l’uso della macchineria e la tecnologia
diventa una vera e propria enfasi espressiva asservita
alla parola. Vera eroina post umana la Medea di
Palladini accetta la necessità del rito che le impone
l’infanticidio e la rottura di tutte le convenzioni con
la civiltà per accedere alla propria deificazione.
“Perché il rito si compia,” scrive Marco Caporali, “e da
maga la donna si tramuti in dea, occorre liberarsi dagli
affetti e sentimenti che hanno determinato il gesto
omicida. (…) così Medea è costretta a tornare sul luogo
del delitto, a ripetere la strage, a identificarsi
nell’atto iconoclasta. In obbedienza a un disegno
poetico circolare, nell’analogia tra struttura del rito
Medea ripropone la raziocinante totalità della
vendetta”. Lo spettacolo debutta nel 1991 al Teatro
Studio di Scandicci inaugurando il percorso di residenza
della Compagnia, tutt’ora in corso.