di Enrico
Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia
Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger, Alexandra
Sarantopoulou
e la
collaborazione di Michalis Traitsis, Giorgina
Pilozzi
assistenza alla regia
Nicolas Lehnebach
drammaturgia
Daniela Nicolò
editing video
Enrico Casagrande
fonica e interventi
sonori Andrea Comandini
brano musicale
Pyrovolismos sto prosopo di The Boy
in video compaiono
Nikos del
Centro
Libertario Nosotros, Stavros del gruppo
musicale
Deux Ex
Machina
luci e scena Enrico
Casagrande e Daniela Nicolò
direzione tecnica
Valeria Foti
Come trasformare
l’indignazione in azione? Questa semplice ed enorme
questione ci ha messi sulle tracce di Antigone, per
riflettere sul presente. Un percorso iniziato nel 2008
da cui sono nati tre contest e Alexis. Una tragedia
greca. Nel 2010 siamo stati in Grecia per rintracciare
testimonianze dirette sull’uccisione del quindicenne
Alexis, avvenuta durante il nostro primo workshop
sull’Antigone: un “Polinice” con la maglietta dei Sex
Pistol. Questo evento ci ha sospinti a muovere il
progetto sempre più sul tema delle rivolte del
contemporaneo. Alexis è stato ucciso il 6/12 2008 da una
pallottola di un poliziotto, a Exarchia nel centro di
Atene. L’episodio é la miccia che provoca un’esplosione
a catena: l molti adolescenti ed esponenti di tutte le
fasce sociali greche scendono nelle strade per
un’insurrezione popolare senza precedenti. Siamo stati
sul luogo dell'uccisione a distanza di più di un anno,
quando l’evento era stato già dimenticato, perché tutto
il progetto “
Syrma
Antigónes” riflette sul “Too late”, sull’essere
presenti troppo tardi: ma è davvero troppo tardi? Quale
azione possibile?Sono domande che come artisti ci
poniamo, non potendo continuare a far teatro fingendo
che “il fuori” non esista perché troppo assorbiti dalla
nostra ricerca formale. Fare teatro in connessione alle
oscillazioni del reale è fiondarsi nella velocità
dell’accadere per mettersi all’ascolto. Il fuori fugge
il tempo e lo spazio teatrale come un animale selvatico
e va inseguito, a rischio di smarrire la strada.
L’esperienza del perdersi fa bene: riattiva la
percezione e il flusso cardiaco, « squilibra la ferma
immagine del mondo ». Il palco diviene luogo di una
presenza corale, che agisce un testo polifonico e
stratificato, dalla natura ibrida e fulminea: dialoghi,
interviste, frammenti audio e video dalla rete,
descrizioni di atmosfere e paesaggi, testimonianze che
abbiamo raccolto, per strada, nei centri sociali, nei
caffè…
