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2012
ALEXIS. UNA TRAGEDIA GRECA
 
 



 

di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger, Alexandra Sarantopoulou e la collaborazione di Michalis Traitsis, Giorgina Pilozzi
assistenza alla regia Nicolas Lehnebach
drammaturgia Daniela Nicolò
editing video Enrico Casagrande
fonica e interventi sonori Andrea Comandini
brano musicale Pyrovolismos sto prosopo di The Boy
in video compaiono Nikos del Centro Libertario Nosotros, Stavros del gruppo musicale Deux Ex Machina
luci e scena Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
direzione tecnica Valeria Foti

Come trasformare l’indignazione in azione? Questa semplice ed enorme questione ci ha messi sulle tracce di Antigone, per riflettere sul presente. Un percorso iniziato nel 2008 da cui sono nati tre contest e Alexis. Una tragedia greca. Nel 2010 siamo stati in Grecia per rintracciare testimonianze dirette sull’uccisione del quindicenne Alexis, avvenuta durante il nostro primo workshop sull’Antigone: un “Polinice” con la maglietta dei Sex Pistol. Questo evento ci ha sospinti a muovere il progetto sempre più sul tema delle rivolte del contemporaneo. Alexis è stato ucciso il 6/12 2008 da una pallottola di un poliziotto, a Exarchia nel centro di Atene. L’episodio é la miccia che provoca un’esplosione a catena: l molti adolescenti ed esponenti di tutte le fasce sociali greche scendono nelle strade per un’insurrezione popolare senza precedenti. Siamo stati sul luogo dell'uccisione a distanza di più di un anno, quando l’evento era stato già dimenticato, perché tutto il progetto “Syrma Antigónes” riflette sul “Too late”, sull’essere presenti troppo tardi: ma è davvero troppo tardi? Quale azione possibile?Sono domande che come artisti ci poniamo, non potendo continuare a far teatro fingendo che “il fuori” non esista perché troppo assorbiti dalla nostra ricerca formale. Fare teatro in connessione alle oscillazioni del reale è fiondarsi nella velocità dell’accadere per mettersi all’ascolto. Il fuori fugge il tempo e lo spazio teatrale come un animale selvatico e va inseguito, a rischio di smarrire la strada. L’esperienza del perdersi fa bene: riattiva la percezione e il flusso cardiaco, « squilibra la ferma immagine del mondo ». Il palco diviene luogo di una presenza corale, che agisce un testo polifonico e stratificato, dalla natura ibrida e fulminea: dialoghi, interviste, frammenti audio e video dalla rete, descrizioni di atmosfere e paesaggi, testimonianze che abbiamo raccolto, per strada, nei centri sociali, nei caffè…