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2001
ROCCU U STORTU
di Francesco Suriano
 
 





musiche originali eseguite dal vivo Peppe Voltarelli, Salvatore De Siena e Amerigo Sirianni de Il Parto delle Nuvole Pesanti progetto luci Corrado Meloni
scene Giancarlo Cauteruccio
diretto e interpretato da Fulvio Cauteruccio

Proseguendo la linea indicata dal lavoro con U Juocu Sta Finiscennu (1998), ovvero Finale di Partita di Samuel Beckett tradotto in Calabrese, e anticipando i tre poemetti calabresi di Giancarlo Cauteruccio, che convergeranno in Panza, Crianza, Ricordanza (2007), Roccu u Stortu, diretto e interpretato da Fulvio Cauteruccio, è un importante tappa nella ricerca sulla propria lingua madre dei fratelli Cauteruccio. Il progetto raduna le esperienze attoriali e registiche di Fulvio, quelle musicali di Peppe Voltarelli, Salvatore De Siena e Amerigo Sirianni de Il Parto delle Nuvole Pesanti e quelle drammaturgiche di Francesco Suriano, tutti di origine calabrese.
Lo spettacolo è una sorta di Histoire du soldat post litteram, un lavoro su un dialetto che fonda la sua forza proprio sull’incomprensibilità, sul carattere onomatopeico che trova per incanto la comprensibilità. Il testo propone un punto di vista inedito nella narrazione della Grande Guerra, mettendo in primo piano l’epopea mancata di uno ‘scemo del villaggio’ che parte per il fronte con la speranza di diventare ricco ma che finirà travolto da una Storia indifferente e più grande di lui, fino alla morte per fucilazione a causa di un ammutinamento che il protagonista non arriva nemmeno a comprendere. Roccu, antieroe del mito del soldato, è una pedina, angariato del sistema militare, dalla storia, e dalla natura stessa, portavoce di un’umanità disperata e disperante per la quale non sembra esserci possibilità di salvezza.
Roccu u Stortu, presentato in prima nazionale al Teatro Studio di Scandicci l’8 marzo 2001, è stato segnalato al Premio Riccione per il Teatro 1999.