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PERCORSI
TEATRO ARCHITETTURA
/ BECKETT
/ LA
LINGUA CALABRESE / DRAMMATURGIA
CONTEMPORANEA / LABORATORI
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L’esperienza di
Cauteruccio si pone sin dagli esordi al limite tra
differenti campi d’azione. Aspetto basilare è la
contaminazione con linguaggi propri dello scenario
metropolitano e dell’età tecnologica, il frequente uso
dell’elettronica e addirittura dell’informatica, la
citazione dei colori e delle forme tipiche della pubblicità.
La disco-music, le luci al neon, i computer, gli squallidi
scenari urbani, il mondo artificiale e chiassoso della
pubblicità, sono in questo modo assimilati ed assunti come
segni dentro un linguaggio che dipinge spesso atmosfere
strane, eccentriche che invitano alla fuga dalla realtà.
Giancarlo Cauteruccio afferma: “Alla metà degli anni
Settanta espressi una personale avversione nei confronti
dell’architettura progettuale e degli elementari processi di
relazione a cui essa dava luogo nel connettere spazio e
tempo. Cercai di avviare una traccia credibile verso la
determinazione di eventi architettonici “sensoriali”. Mi
riferivo alle possibilità d’interazione luce e suono. Dai
primi esperimenti realizzati seguendo questa premessa
teorica, è lentamente nata l’esigenza di un confronto, o di
uno scontro, tra l’elemento architettonico e quello umano.
Inizialmente si è trattato di una sorta di “desiderio
geometrico”. Fino ad allora era stato solo il corpo dello
spettatore ad abitare gli spazi di percezione; così decisi
di avviare un percorso di sperimentazione attraverso il
complesso rapporto tra corpo umano, spazi e linguaggi sonori
elettronici. Il problema era quello di creare una
combinazione dialettica. Successivamente ho svolto un lavoro
volto non tanto alla decostruzione del teatro già esistente,
quanto all’applicazione in scena di nuovi materiali che a
mio avviso erano stai mai o male esplorati. In questo senso
è nato il mio “teatro elettronico”, progetto attuato per
contenitori al chiuso, teatri compresi; anche in questo modo
si è sviluppato il mio “teatro-architettura”, progetto
realizzato direttamente in spazi urbani e su grande scala
dimensionale e ambientale”.
L’esplorazione spaziale in ambienti urbani è testimoniata da
Blazing - Universe (1982), da Intervallo (1984). La
realizzazione di videoambienti avviene in particolar modo,
nell’ambito di rassegne specifiche di arti elettroniche; è
il caso di Un punto di vista speciale (1987), nel complesso
di Santa Scolastica a Bari, in occasione di Artronica, e di
Visibile/Invisibile (1992), progettato successivamente per
gli ex-Macelli di Firenze nell’ambito di “Utopia di
Estecne”. Memorabile è poi l’esperienza di Metamorfosi /
Aurora elettronica, che parte dalle suggestioni visive di
due piazze: Hautptplatz di Linz, in Austria, cove viene
presentato nel giugno del 1986 nella serata d’apertura del
festival Ars Electronica, e piazza Santissima Annunziata a
Firenze.
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