con Fulvio
Cauteruccio Vitangelo Moscarda, Monica Bauco, Anna Rosa,
Laura Bandelloni Dida
voci off Irene
Barbugli, Roberto Gioffrè, Riccardo Naldini, Carlo
Salvador, Tommaso Taddei
ideazione scenica
Giancarlo Cauteruccio
scena e luci
Loris Giancola
costumi Massimo
Bevilacqua
elaborazioni video
Stefano Fomasi
fonica Lorenzo
Battisti
regia Giancarlo
Cauteruccio
Il
soggettivismo di Luigi Pirandello, che un secolo fa
apriva al linguaggio creativo l’analisi delle nevrosi
che caratterizzano il Novecento, mi conduce in un
territorio teatrale che non mi appartiene, ma che mi
fornisce l’occasione per un nuovo percorso di
indagine, alle prese con le inevitabili questioni di
un’identità compromessa.
“Uno, nessuno e centomila” non è però una drammaturgia
teatrale, e questo mi conforta. È un romanzo
umoristico, come lo stesso autore definiva l’opera,
l’ultimo della sua produzione letteraria, in cui si ha
la sintesi dei temi legati al relativismo soggettivo
che ha permeato tutta la sua letteratura. Per compiere
questo esperimento di avvicinamento a Pirandello mi
avvalgo dell’adattamento di Giuseppe Manfridi con
l’intento comunque di interferire con esso, facendolo
attraversare da alcune pagine del romanzo, e con la
necessità di filtrarlo attraverso un’idea scenica che
restituisca i segni del mio modo di disegnare il
teatro. Un accostamento difficile, certo, un azzardo
forse. Allora perché? Quali le ragioni di questa
scelta? La prima è sicuramente il desiderio della
sfida che contraddistingue il mio lavoro, che mi
attrae anche quando non c’è alcuna certezza di
farcela; poi il desiderio di mettere in gioco il mio
immaginario astratto insieme alla passione attorale di
mio fratello Fulvio, generando ancora una volta un
conflitto espressivo, vitale nel comune viaggio che
abbiamo intrapreso da anni.
E ancora la curiosità verso l’opera pirandelliana,
finalmente non più vincolata, che così può essere
frequentata liberamente anche da un artista come me
che ha prediletto finora altre scritture. Ma in fondo
la ragione più profonda risiede nel legame con un
testo che Maurizio Grande anni fa scrisse per me,
immaginando un incontro sulla scena tra Luigi
Pirandello e Samuel Beckett (al tempo ancora in vita),
un testo che sicuramente affronterò in futuro e che
ancora oggi mi guida. Dopo il primo studio presentato
a marzo 2009, sono di fronte ad un ulteriore
esperimento di messa in scena di “Uno, nessuno e
centomila”, e forti segni beckettiani mi sostengono,
in particolare la Winnie di “Giorni felici”, assieme a
Estragone o Vladimiro, per dar vita a un Vitangelo
Moscarda alla ricerca di sé stesso, di una, nessuna e
centomila identità, condizioni, assenze, fallimenti…
Giancarlo Cauteruccio